Questo è il mio primo [e spero unico] racconto di viaggio scritto durante la terribile emergenza sanitaria collegata al virus Covid-19. Trovo difficile staccare la mia mente dalle parole e dalle immagini che ormai da settimane ruotano intorno alla mia testa in questo surreale isolamento e non so che ne sarà dei miei recenti ricordi su Marsiglia.
Una città che sembra sospesa tra passato e futuro, proprio come questo momento.
Il mare è Marsiglia. Un mare ricco di aspettative come quelle che tutti abbiamo.
Aspettiamo e speriamo che tutto possa andare presto per il meglio.
Il mare è Marsiglia. Un mare ricco di aspettative come quelle che tutti abbiamo.
Aspettiamo e speriamo che tutto possa andare presto per il meglio.
Marsiglia è innanzitutto un porto di barche che sembra pronto per salpare ed abbandonare la terra ferma verso quel Mediterraneo che anche oggi dal mio terrazzo è una tavola azzurra senza fine.
Tutte quelle barche che dormono nel porto vecchio di Marsiglia [Vieux Port del Marseille] ti accolgono e ti chiedono di percorrere il Quai du Port dai piedi dell'Abbazia di San Vittore sino alla Cattedrale di Marsiglia. Camminare e respirare aria fresca nell'inverno che si fa già primavera. Questo è il mio ricordo.
Alle spalle del porto si trova il MuCEM [Museum of Civilizations of the Europe and the Mediterranean], un nome meraviglioso che racconta la storia di una città complessa che unisce le due sponde del Mediterraneo. Una volta entrati si può salire sulla sua terrazza in copertura e camminare a sbalzo su quello specchio di acqua come camminavano sul pennone i marinai per trovare quella sensazione di passeggiare lungo un marciapiede.
È arrivata l'ora di fermarsi per una quiche lorraine ed un caffè nero in tazza grande, così a caso nel primo posticino che alla vetrina ha tutto tranne che il cibo. Libri, dischi, oggetti smarriti. Qualcuno decide che per il suo compleanno è giusto comprare un disco di "rumore". Rumore puro, in teoria doveva essere "elettro-ambient" ma era proprio rumore. La copertina però è bellissima. Una immagine della Marsiglia industriale dalle colline verso il mare, quel mare che sale con la sua nebbia, quella che in Liguria chiamano maccaja. Vorrei anche ricordare che alla fine al Festival di Sanremo ha vinto "Fai rumore" e qui si spalanca un mondo. Quanti ricordi affiorano mentre aspetti.
Ora è il momento di vivere il Panier verso la Vieille Charitè che, nato per accogliere i bisognosi, oggi accoglie un interessante centro culturale. Camminare lungo il perimetro costituito da una galleria su tre livelli riporta il visitatore a quel senso di condivisione forzata degli spazi, ai cortili dei chiostri dove gli anziani si ritrovavano. Al centro del cortile si trova una cappella ovoidale arricchita da una facciata in perfetto barocco italiano. A Marsiglia ci si sente a casa.
Il Panier è il cuore vecchio di Marsiglia. Ogni porta mi fa pensare a come sarebbe la mia vita se vivessi a Marsiglia, se fossi nata tra quei vicoli. Immagino che questo sia quello che tutti noi facciamo davanti all'uscio delle altre persone. Il mondo è fatto di persone e così che anni fa ho iniziato a fotografare le porte delle case.
Si fa pomeriggio e si va verso la sera quando i tavolini dei locali iniziano a riempirsi. L'aperitivo qui per me è solo il pastis, liscio con un bicchiere di acqua fresca, mentre il sole scende e le ombre degli alberi delle barche a vela del porto si unisco in un grande abbraccio.
La Corniche di Marsiglia è il mio percorso quotidiano qui. A piedi al tramonto per una passeggiata romantica mano nella mano, di corsa al mattino presto per sgranchire le gambe, in macchina per andare avanti e indietro in questa città che non si nasconde.
Si. Anche qui ho scelto di stare con gli occhi appiccicati al mare. Una finestra vista mare dalla Corniche è una delle tante esperienze che credo si debbano fare. Ancora di più in questi giorni in cui vorrei passeggiare sulla spiaggia avvolta dal rumore delle onde, ma non posso. Però ho il ricordo indelebile delle tante volte che lo ho fatto. E quel ricordo a volte è vivo come se stessi camminando ancora adesso lungo quella passeggiata dalla Plage des Catalans verso la Plage de Prophète. Si confondono i ricordi tra le mie sensazioni e quelle lette nei libri di Izzo. Il suono ed il profumo del mare che schizza sugli scogli. La bouillabaisse dalla terrazza che guarda il mediterraneo.
Camminare, camminare. Oggi penso solo a quanto vorrei camminare. Sarei potuta andare a piedi alla Cattedrale di Notre-Dame-de-la-Garde? Forse si. La cattedrale è maestosa lassù in cima a tutto, domina Marsiglia e veglia sul porto. Gli ex voto dei marinai coprono le pareti, i modellini delle barche dei pescatori scendono dal soffitto. Chissà se oggi qualcuno ha dato qualche oggetto in dono alla divinità per quello che sta accadendo. In fondo si tratta di un rapporto tra uomo e natura, senza intermediari.
Ora giù sulla Corniche e verso Est [Plages du Prado] e poi su lungo i viali residenziali per andare nella casa che tutti dovrebbero voler avere anche se non lo sanno. Si tratta di un complesso residenziale chiamato Unitè d'Habitation che venne progettato e realizzato dall'architetto Le Corbusier e che gli esperti descrivono come la sintesi della nuovo concetto di costruire le città del Movimento Moderno dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale.
Ascoltiamo gli esperti [quelli fidati, cercateli, ci sono] anche in questi momenti difficili e proviamo a capire cosa significa fare delle scelte sulla base della conoscenza e non sulla base delle sensazioni. Diciamo pure che se questo edificio, dentro e fuori, non vi piace dovete farvene una ragione ed approfondire. Dall'atrio del piano terra si può salire in ascensore ad alcuni piani aperti al pubblico [per non disturbare i fortunati che abitano questo complesso] e percorrere i corridoi pensati da una delle menti più brillanti dello scorso secolo che era anche lo scorso millennio. Quante cose sono cambiate da quel lontano 1999?
La terrazza dell'Unitè d'Habitation domina sulla parte est di Marsiglia e bisogna camminare, girare intorno, respirare, poi scendere a piedi lungo le scale, fermarsi a bere un caffè al bar dell'Hotel e ancora passeggiare intorno nel piccolo parco, camminare, passi nuovi, luoghi nuovi.
Quello che vorrei ora.
Quello che vorrei ora.
È questo il momento per tirare fuori tutte le energie dai ricordi e pensare ai progetti futuri. Proprio là in cima agli scogli, guardando il mare che quel gennaio era un po' agitato ho pensato che Les Goudes era un luogo dove avrei voluto passare del tempo.
Tempo semplice, fatto di sguardi sul mare, di lettura e riflessione, lontano dal turbinio della società moderna. Ed eccomi qua a vivere a casa quell'esperienza. Leggete e respirate con gli occhi, pronti per ripartire.
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