L'Umbria è il cuore verde d'Italia, ma non solo. In questa regione ricca di cultura, storia, natura, borghi affascinati e buon cibo si trova un meraviglioso gioiello d'arte, il più esteso Museo d'Artista al mondo. E' il luogo che raccoglie l'universo del pittore Alberto Burri: Città di Castello (Perugia), dove il grande artista nacque nel 1915 e dove lui stesso diede vita alla Fondazione.
Il pianeta "arte moderna" è tutto da scoprire e, come ogni pianeta, merita un viaggio.
Non è necessario essere navigatori o scalatori, basta poco, una gita tra le colline umbre, poco distante dal Lago Trasimeno per scoprire Città di Castello ed il suo tesoro di Arte Contemporanea.
Natura e arte contemporanea. Questo è il luogo perfetto. A Parigi, nel 1863, Èdouard Manet esibì il suo dipinto Colazione sull'erba e da quel momento, per convenzione, ha inizio l'arte moderna.
La Fondazione Burri nacque nel 1978 per volontà dell'artista Alberto Burri ed oggi è un approdo sicuro per amatori e curiosi: la mia tappa obbligata quando viaggio su questa rotta.
Alberto Burri ha selezionato in prima persona le sue opere più importanti e capaci di raccontare una storia. Cosa ancora più interessante è il fatto che le ha disposte personalmente, seguendo il proprio percorso artistico di altissima qualità.
L'esposizione è composta da due distinte sedi museali, Palazzo Albizzini aperto al pubblico nel 1981 ed Ex Seccatoi Tabacco aperto nel 1990, contenitori ricchi di storie da raccontare.
Palazzo Albizzini risale alla seconda metà del XV secolo: la sobria architettura rinascimentale accoglie nelle sue sale la raccolta antologica del Maestro, 150 opere realizzate dal 1948 al 1985.
La pittura del percorso artistico maturo, la scultura, le scenografie ed i bozzetti per le grandi opere.
Negli anni '50 e '60 Burri dà spazio ad un nuovo linguaggio artistico fatto di materiali mai usati: sabbia, pomice, juta, catrame che tolgono ogni confine ad un nuovo modo di fare pittura.
Si arriva poi alla "combustione" dove la fiamma viene usata come un pennello che crea forme e sfumature sul ferro e soprattutto sulla plastica.
Infine i "cretti" bianchi e neri, le cui trame raccontano il movimento della terra, della materia nella sua forma più semplice.
Il complesso industriale degli Ex Seccatoi Tabacco sorge a cavallo tra gi anni '50 e '60 per l'essiccazione del tabacco tropicale, attività conclusa dopo la cessazione della coltivazione del tabacco negli anni '70. Nel 1989 vengono realizzate le opere per l'adattamento museale che ospita i grandi cicli pittorici e le grandi sculture che il maestro ha portato in giro per il mondo.
All'esterno la struttura è completamente dipinta di nero, come voluto da Burri che alla fine degli anni '70 volge il suo sguardo alle opere monumentali con la creazione di opere pensate per spazi specifici che alla fine trovano la loro sede definitiva proprio qui.
Il "cellotex" diviene la base per cicli pittorici, il colore, la monocromia e quello che io ho sempre amato di più: Non Ama il Nero del 1988 che è la risposta ironica a chi aveva considerato queste opere una battuta di arresto, mentre si tratta della volontà del pittore di giungere alla purezza assoluta di una forma essenziale e perfettamente conclusa ed è così che va letta questa esperienza di visita.
Una realtà museale voluta e creata dall'artista che racconta la ricerca della più personale ed autentica esigenza di fare pittura.
Palazzo Albizzini ed Ex Seccatoi del Tabacco
t. 075.8554649 - www.fondazioneburri.org
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